Dalle stime parziali Istat del 1° ottobre, relative alla disoccupazione nel nostro Paese, emerge un segnale favorevole: sembra che la disoccupaziona sia diminuita del 2%. Ma quello che invece dovrebbe preoccuparci è che da tali stime, il 49,2% delle donne sia definita inattiva, e che quindi quasi una donna su due rinuncia a cercare un posto di lavoro.
Per meglio indagare sulla causa di questo fenomeno è utile prendere in considerazione i risultati di una ricerca condotta dalla Medec (centro demoscopico metropolitano di Bologna) all'inizio di quest'anno. Su un campione di 1000 donne, si è evidenziato che la precarietà lavorativa incide negativamente sulla condizione sociale e sull'autostima delle donne, soprattutto su quelle che hanno superato i 40 anni d'età.
E' possibile che anche questo incida sull'effetto scoraggiamento?
Dalla stessa ricerca risulta un altro dato preoccupante: la provvisorietà del lavoro incide sulla scelta della maternità, in quanto la donna con un contratto di lavoro precario rimanda per paura di perdere il lavoro (60%). Il 19% addirittura, dichiara di aver perso il lavoro proprio a causa della maternità.
In un articolo del Wall Street Journal firmato da G. Menotti, si definisce l'Italia un paese in cui si sta realizzando un suicidio demografico, che causarebbe ripercussioni catastrofiche sia in campo sociale che in quello economico. Un'altra considerazione che emerge da questo articolo è che il calo demografico riguarda il centro Italia e il nord (zone industializzate e più ricche del Paese), mentre Napoli, conosciuta come capitale della disoccupazione, risulta la città più fertile.
Tirando le somme possiamo dire con certezza che la precarietà del lavoro ha una forte incidenza negativa in maggior misura sulle donne causando appuntol'effetto scoraggiamento.
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