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venerdì 30 aprile 2010

Alda Merini- Alcuni cenni sulla sua vita

Alda Merini nasce a Milano il 21 marzo del 1931 ed inizia a scrivere molto giovane.  Le sue prime liriche arrivano al critico letterario Giacinto Spagnoletti che  riconosce nei suoi versi oscuri interrogativi prorompenti, sinceri e originali.
 "Tutto questo forma una poetica che si distacca dal quadro della lirica attuale e le dà forse più vita, più coraggio; certo le concede quell'aria di giovinezza, anni di adolescenza: la stessa età dell'autrice di queste liriche". Nel ’47 frequenta la Milano letteraria dove incontra Giorgio Manganelli con il quale vive una tormentata storia d’amore. Ha appena sedici anni quando si affacciano i  primi sintomi della sua malattia mentale e viene internata per un mese a Villa Turro.



Nel 1950 Spagnoletti inserisce nell’antologia “Poesia italiana contemporanea 1909-1949”, le  liriche scritte dala Merini “Il gobbo” e “Luce”che incantano Quasimodo (con il quale intreccia un' "amicizia amorosa" rivelate in alcuni versi), Montale e Pasolini che resta impressionato dalla qualità dei suoi “versi orfici, così settentrionali”.
I consensi aumentano vorticosamente intorno alla giovane poetessa ed ai suoi scritti caratterizzati da un groviglio di erotismo e religiosità.
 Si sposa nel '53 con un proprietario di panetterie milanese e nel '55 nasce la sua prima figlia Emanuela ma nel
 ’65 la vita di Alda si spezza insieme alla sua poesia: viene di nuovo travolta della malattia mentale e internata in un ospedale psichiatrico fino al ’72. In questi sette anni, con alcuni ritorni in famiglia, nascono altre tre figlie: Barbara, Flavia e Simona.
Nel ’79 torna all’espressione poetica con “Il volume del canto” e scrive:
Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta”
Periodo d'oro per la Merini la quale dopo un decennio di silenzio, raggiunge  i vertici della sua ispirazione raccontando l'esperienza vissuta al manicomio, sentendosi privilegiata in quanto diretta osservatrice di questo mondo di sani e di malati. La poetessa scava impietosamente e ne esce una scrittura straordinaria dotata di un'espressività incandescente "Sono versi usciti dall’inferno quelli della Merini, testimonianza di una tensione inestricabile tra felicità originaria e dolore, offerti con grazia e levità straordinarie."
Gli anni Ottanta sono di attività frenetica per la Merini che alterna e mescola poesia e prosa autobiografica.
Dopo la morte del marito nel 1981, Alda conosce il poeta tarantino Michele Pierri che sposa due anni dopo, trasferendosi nella città pugliese.
  Anche gli anni tarantini sono segnati dalla malattia mentale, con conseguente ricovero nel locale manicomio, fortunatamente più breve dei precedenti. Nell’86 la poetessa è di nuovo a Milano
Con “Testamento” (1988) e poi  “Vuoto d’amore” uscito da Einaudi nel ’91, Alda Merini riceve la sua consacrazione definitiva nel mondo delle lettere.
 Diventa scrittrice di culto e “personaggio pubblico” la Merini  partecipa a programmi televisivi e  le sue serate pubbliche sono sempre affollatissime.
Il suo cammino poetico prosegue con le raccolte “Ballate non pagate” (1995), “La volpe e il sipario” (1997) e “Superba è la notte” (2000) che approfondiscono l’antica predilezione della poetessa per la parola diretta e carnale, l’espressione improvvisa e violenta dell’emozione che rivela il suo invincibile amore per la vita. Ilare e provocatoria, disperatamente vitale fino all’ultimo Alda Merini ha continuato a scrivere forsennatamente. Il 1 novembre del 2009 si è spenta all’ospedale San Paolo di Milano.

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